L’INCISIONE E L’ILLUSTRAZIONE LIBRARIA NEL CINQUECENTO
In Europa, le più antiche impressioni su carta, tratte inizialmente da blocchi di legno (la xilografia), si fanno risalire alla seconda metà del XIV secolo. I primi esempi si attestano in Austria, Paesi Bassi e Germania, invece più rari e tardi in Italia. Gli autori delle illustrazioni a stampa furono inizialmente degli anonimi, monaci o laici, per lo più artigiani. La xilografia è la più antica delle tecniche incisorie e nel primo Rinascimento fu molto praticata essendo l'unico mezzo per riprodurre immagini. Dall’invenzione di Gutenberg della stampa a caratteri mobili, intorno alla metà del Quattrocento, e in particolare nel Cinquecento, la xilografia prima e il bulino poi, diventano il mezzo per illustrare i primi libri a stampa e a contribuire alla loro diffusione. Nei primi anni del XVI secolo furono introdotte altre due tecniche particolari: il camaïeu che consisteva nell'incisione di un disegno su due o tre matrici lignee, di solito una per la linea del disegno, una per le ombre e le altre per la colorazione, la cui stampa avveniva per sovrapposizione e separazione delle matrici. L’effetto finale conferisce all’opera risultati simili a quelli di un cammeo. L'altra, il chiaroscuro, che Ugo da Carpi adottò nel 1516, consisteva sempre nell’uso di più matrici lignee, ma senza una tavola che delimitava i contorni. Quindi l’immagine è scomposta nelle sue gradazioni di luce e ombra ed è stampata con le tonalità di colori affini ottenendo una resa propriamente pittorica.
Dalla seconda metà del Cinquecento si predilessero, per motivi di maggiore raffinatezza, le incisioni praticate su metallo (bulino), che si scoprirono più adatte per la loro ricchezza di particolari. La tecnica del bulino nacque nell’ambito dell’oreficeria medievale, nella quale si utilizzavano principalmente strumenti quali il cesello e il bulino per lavorare metalli pregiati. Quasi tutti i grandi incisori di questa fase pioneristica provenivano dalle botteghe orafe: infatti, una lastra incisa finemente a bulino è pari ad un lavoro di oreficeria. L’invenzione della stampa da matrici in rame, secondo la testimonianza di Giorgio Vasari, pare sia avvenuta a Firenze ad opera di Maso Finiguerra (1426-1464). Nello stesso arco di tempo la Germania e l’Italia si contesero il primato: una Flagellazione di Cristo sarebbe il primo rame datato 1446 realizzato in Germania, mentre la più antica incisione in rame di produzione italiana è la Battaglia di nudi del Pollaiolo, databile negli anni 1460-70. Successivamente, nel Cinquecento nacquero nuove tecniche d’incisione indiretta, come l’acquaforte, che adopera sostanze acide le quali corrodono i segni tracciati dall’artista sulla lastra e successivamente inchiostrati.
Per quanto riguarda l’iconografia del XVI secolo, la maggior parte dei soggetti sono tratti dalla grande tradizione delle pale d’altare, unitamente alle conquiste prospettiche e plastiche portate dal Rinascimento. Inoltre, il fine dell’incisione del Cinquecento è quello di divulgare: l’iconografia riflette l’influenza della cultura neoplatonica - la quale considerava il corpo umano come riflesso della bellezza divina spingendo gli artisti a dedicarsi soprattutto all’anatomia - ed enciclopedica, quella dello spirito moralistico, allegorico e astrologico.