La Calcografia

LA STAMPA D’ARTE

L’incisione è probabilmente una delle più antiche espressioni artistiche dell’uomo ed è attestata sin dalla preistoria. Questa tecnica consiste nel disegnare sopra una superficie dura detta matrice (pietra, legno, ceramica, metallo) e lavorando sia a mano con uno strumento a punta, sia chimicamente mediante sostanze corrosive. L’immagine incisa su una matrice in legno o in metallo successivamente inchiostrata è riprodotta su carta o tessuto mediante l’uso di torchi e rulli ed è chiamata stampa. Il termine incisione indica quindi l’azione del tagliare asportando parte di materia, ovvero l’intaglio, attraverso strumenti di scavo con punte metalliche. Dalla matrice, una volta inchiostrata è possibile ricavare molteplici riproduzioni attraverso il processo della stampa. La stampa d’arte comprende tre fondamentali categorie: la stampa in rilievo, in cavo e in piano.


STAMPA IN RILIEVO

Le stampe derivano da una matrice incisa a rilievo, di solito in legno (xilografia, camaieu, chiaroscuro).


LA XILOGRAFIA

La prima tecnica impiegata per stampare immagini su carta e tessuto è la xilografia. La parola deriva dal greco ξύλον (xylon), cioè “legno” e γράφω (grafo), “scrivo”. È una tecnica di intaglio a rilievo con coltelli, scalpelli e altri utensili comunemente adoperati dagli scultori. La difficoltà che si incontra nell’eseguire l’intaglio è notevole, soprattutto per le curve e i segni sinuosi. Una volta realizzata l’incisione, la matrice lignea viene inchiostrata per passare successivamente alla fase di stampa. La stampa delle xilografie avviene sovrapponendo sulla matrice inchiostrata a mano un foglio di carta ed esercitando una forte pressione con un rullo o la pressa del torchio tipografico. In Europa si diffonde soprattutto in Germania a partire dalla fine del XIV secolo. Tra il Quattrocento e il Cinquecento la xilografia troverà un ampio campo di applicazione nell’ambito dell’illustrazione libraria. Un ruolo determinante per lo sviluppo qualitativo e artistico di questa tecnica lo svolse l’artista tedesco Albrecht Dürer tra il XV e il XVI secolo.



STAMPA CALCOGRAFICA

È detta stampa calcografica dal greco χαλκός (chalcos), cioè “rame” e γράϕω (grafo), “scrivo”. L’arte calcografica nacque nella seconda metà del XIV secolo nell’ambito dell’oreficeria, come testimonia anche il Vasari in un passo della sua opera più importante, Le vite de' più eccellenti pittori, scultori, e architettori (1550). I primi artisti provenivano infatti dalle botteghe degli orafi.
Le stampe sono ottenute da lastre di metallo incise in incavo sia con il bulino (procedimento diretto) che con l’acquaforte (procedimento indiretto). La superfice della piastra così incisa viene poi interamente inchiostrata e successivamente ripulita, in modo che l’inchiostro rimane solo nelle linee incavate del disegno. La matrice metallica ricoperta da un foglio di carta inumidita viene posta sul piano della pressa. Si esercita, mediante due rulli, una pressione uniforme tale da trasferire l’inchiostro dalla piastra/matrice sul foglio di carta.


Il BULINO (procedimento diretto)

L’incisione a bulino è considerata la tecnica calcografica per eccellenza dell’incisione su metallo, e prende il nome dal bulino, lo strumento utilizzato per incidere la matrice. Si tratta di una speciale punta d’acciaio montata su un manico di legno di forma tondeggiante. Il bulino incide direttamente la lastra che generalmente è di rame o zinco. Lo strumento deve essere sempre ben affilato e tagliente, in modo da intaccare il metallo in maniera netta e decisa. L’artista incide quindi il disegno direttamente sulla lastra: i solchi nel rame vengono poi riempiti dall’inchiostro e corrisponderanno alle linee del disegno e alle zone nere nella resa di stampa. Per la stampa delle matrici incise a bulino viene utilizzato il torchio calcografico, costituito da due rulli metallici attraverso i quali viene fatta passare la matrice ricoperta dal foglio.


L’ACQUAFORTE

Nel metodo indiretto (acquaforte, acquatinta, maniera a lapis e il punteggiato), l’incisione è ottenuta mediante una sostanza chimica che intacca il metallo. I segni sulla matrice sono ottenuti attraverso l’azione di un acido o “mordente” che intacca la matrice solo nei punti voluti dall’artista. La lastra metallica è opportunamente preparata per questa operazione: viene riscaldata e ricoperta uniformemente da una vernice resistente agli acidi; il disegno viene eseguito intaccando con delle punte solamente lo strato di vernice. Successivamente la lastra viene immersa per un tempo variabile in una soluzione acida la cui azione corrosiva intacca solo le parti della superfice metallica non protette dalla vernice. La lastra incisa viene quindi ripulita dalla vernice, inchiostrata e stampata con il torchio calcografico. Le prime sperimentazioni di questa tecnica si trovano in ambito nordico (Albrecht Dürer, Daniel Hopfer e Urs Graf). In Italia l’introduzione di questa tecnica agli inizi del XVI secolo è attribuita a Francesco Mazzola, detto il Parmigianino. Nel corso del Settecento ebbe un notevole sviluppo e fu sempre più adoperata da molti artisti anche di rilievo, quali Canaletto, Giovanbattista Tiepolo e Giovan Battista Piranesi, che elevarono la tecnica dell’incisione ad una vera e propria arte, creando un immenso patrimonio iconografico in cui si rispecchiano aspetti della cultura e della civiltà dell’epoca complementari alla pittura e alla scultura.