Opere Giuridiche

LE OPERE GIURIDICHE


Apparentemente può stupire il fatto che in una biblioteca ecclesiastica, qual è quella di S. Alfonso, sia presente un nucleo consistente di testi giuridici: più di sessanta edizioni. Sono i libri più numerosi dopo quelli di argomento teologico-religioso. Ma ciò non desta meraviglia se si riflette sul fatto che s. Alfonso, il suo fondatore, si laureò in “utroque iure” (diritto civile e canonico) presso l’università di Napoli nel 1713 e prima di abbracciare la vocazione sacerdotale esercitò l’attività forense.
Dall’esame dei testi giuridici presenti si ripercorrono, attraverso le fonti e le personalità più eminenti, le tappe fondamentali che conducono al diritto moderno.
Nella storia del diritto resta fondamentale fin dal XII secolo la monumentale opera Corpus iuris civilis, voluta dall’imperatore Giustiniano nel VI secolo d. C., in cui è raccolta in maniera sistematica tutto il diritto romano e che ancora oggi è alla base del diritto civile.
Nella Biblioteca ne sono attestate quindici edizioni che escono dai torchi di Lione e di Venezia. Ma dal basso Medioevo fino all’età moderna, complementare al diritto civile è il diritto della Chiesa: il diritto canonico, che comincia ad essere organizzato e raccolto sistematicamente solo intorno al 1140 d. C. ad opera del monaco Graziano. Il Decretum Gratiani è il primo testo di diritto ecclesiastico, anche se non ufficiale. Nel tempo questo nucleo iniziale è aggiornato da altre raccolte in cui sono ordinati tutti i successivi decreti legislativi dei pontefici: nascono così le Decretales di Gregorio IX, più note come Extravagantes, quelle di Bonifacio VIII conosciute come Liber VI, le Clementine, dal nome del papa Clemente V. Anche queste opere sono ben testimoniate da edizioni stampate a Parigi (1547), Lione (1548), Roma (1584) e Venezia (1595). L’Umanesimo giuridico dà i suoi veri frutti nel ‘500, in cui si afferma anche la trattatistica: la legge, la sua interpretazione, il diritto commerciale, penale, pubblico e privato si elevano a vera scienza giuridica e diventano oggetto di veri e propri trattati. Esponente principe è Andrea Alciati, umanista e professore di diritto, le cui opere sono ben attestate (Basilea 1546; Lione 1546 e 1561). Ma degni di nota sono anche Silvestro Aldobrandini (Venezia 1581), Girolamo Cagnolo (Lione 1562), Aurelio Corboli (Venezia 1588), Prospero Caravita (Venezia 1563), Jean Faure (Venezia 1582), Giulio Ferretti (Venezia 1575). Sono documentate anche opere di grandissima importanza per l’analisi e la ricostruzione dell’intera legislazione pubblica e privata del Regno di Napoli: ne sono esempio i Capitula Regni (Campagna 1561) di Giovanni Antonio De Nigris, studioso e docente di diritto, pubblicati nella prima stamperia a caratteri mobili del principato di Oliveto Citra, da lui stesso fondata.


Frontespizi di alcuni libri del Corpus iuris civilis di Giustiniano, editi a Lione nel 1549 e nel 1575

La marca tipografica stampata in rosso e nero dei fratelli Senneton, celebri tipografi di Lione: la leggendaria salamandra che rinasce tra le fiamme è simbolo di immortalità; il motto “virtuti sic cedit invidia” (così l’invidia cede alla virtù) celebra il trionfo della virtù dell’uomo sul male.

Frontespizi di alcuni libri che costituiscono il nucleo iniziale del diritto canonico: il Decretum del monaco Graziano, pubblicato a Roma nel 1584 e le Decretales, edite a Venezia nel 1591

Edizioni straniere delle opere giuridiche di Andrea Alciati, stampate a Lione nel 1546 e 1561 e a Basilea nel 1546. Vissuto nella prima metà del XVI secolo, Alciati è stato un giureconsulto e uno dei maestri di diritto più famosi d'Europa.

Marca del tipografo Michael Isingrin, attivo a Basilea tra il 1531 e il 1557

Frontespizio del trattato sul diritto di prelazione pubblicato a Venezia nel 1591. L’opera è di Baldassarre Benedella, giurista nato a Frignano nel XVI secolo.

Trattati stampati a Venezia e Lione dei giuristi italiani Silvestro Aldobrandini, (Venezia 1581), Girolamo Cagnolo (Lione 1562), Prospero Caravita (Venezia 1563).

Frontespizio dell’opera legislativa di Giovanni Antonio De Nigris su cui spicca lo stemma della sua famiglia. Questa edizione fu data alle stampe a Campagna nel 1561, nella tipografia fondata dallo stesso De Nigris.