Opere Letterarie e Filosofiche

LE OPERE LETTERARIE E FILOSOFICHE


Lo studio dei classici latini e greci, letti con senso critico e la consapevolezza di trarre da essi modelli insuperabili di stile ed esempi perenni di vita e di “humanitas” fruibili ancora nel presente, costituisce la base della formazione culturale dell’uomo del Rinascimento. Le “humanae litterae” sono ampiamente attestate nelle opere di Appiano, Catullo, Cicerone, Giuseppe Flavio, Livio, Lucrezio, Macrobio, Ovidio, Plutarco, Severino Boezio, Tacito, Terenzio, Valerio Massimo, Zonara. Dotti commenti filologici e storico-letterari corredano i testi, che spesso sono anche tradotti in volgare: segno ormai della sua affermazione.
Ma accanto ad autori ed esempi paradigmatici del passato non possono mancare i nuovi modelli, che tanta importanza avranno anche in seguito nell’evoluzione dello stile e della lingua letteraria italiana: Dante e Petrarca.
Bernardino Daniello cura il commento di Sonetti, Canzoni e Triomphi di Petrarca (Venezia 1549), mentre l’accurata edizione veneziana della Divina Commedia del 1564 è commentata da due umanisti toscani del Quattrocento, Alessandro Vellutello e Cristoforo Landino.
La lingua volgare assurge ormai a piena dignità letteraria: il ricco lessico Le ricchezze della lingua volgare (Venezia 1543), compilato da Francesco Alunno, ne è una chiara attestazione.
Ma l’armonia e l’eleganza stilistica e formale sono anche il riflesso dell’aspirazione dell’uomo rinascimentale alla continua ricerca dell’equilibrio e dell’ideale perfezione spirituale, che nella filosofia greca avevano trovato la sua massima espressione in Platone.
Il Concilio di Firenze (1438-1439), organizzato per riconciliare la Chiesa cristiana d’Occidente con quella d’Oriente, e la caduta di Costantinopoli in mano ai Turchi (1453) favoriscono l’arrivo in Italia di molti intellettuali e ciò contribuisce alla diffusione della cultura greca, e alla conoscenza di quasi tutti gli scritti di Platone ed Aristotele nella lingua originale greca. Marsilio Ficino, filosofo, intellettuale ed umanista di spicco, si occupa di filologia platonica e, tra le testimonianze del suo impegno, sopravvive ancora oggi la sua Opera Platonis, edita a Parigi nel 1533 e tradotta in latino da Simon Grynaeus. Parallelamente si assiste alla rinascita del pensiero di Aristotele che influenza fortemente l’orientamento filosofico-scientifico degli studi nel Rinascimento: la sua fortuna è dovuta soprattutto al fatto di aver incluso nel suo sistema filosofico anche gli argomenti della “fisica”. Il sapere filosofico, dunque, costituisce la base metodologica per un corretto approccio alle ricerche naturalistiche e scientifiche.


Frontespizio dell’opera dello storico greco Appiano, qui tradotta in italiano dall’umanista Girolamo Ruscelli con il titolo Delle guerre de’ Romani, così esterne come civili e pubblicata a Venezia nel 1575

Frontespizio riccamente decorato dell’”opera omnia” di Clemente Alessandrino, pubblicata a Firenze nel 1551. In basso, la figura maschile con l’anfora da cui si riversa l’acqua è la rappresentazione allegorica del fiume Arno. In alto, le tre figure femminili raffigurano, a partire da sinistra, la Verità, la Pace (con il ramo di olivo ed il globo terrestre) e la Fortuna, che con i capelli al vento e la ruota, è simbolo della volubilità. La Pace è rappresentata nell’atto di allontanare la sfera della terra dall’incostanza della Fortuna che può stravolgere inaspettatamente le sorti umane. Il tema della mutabilità delle cose assume un ruolo di primo piano nel pensiero e nell’arte del Rinascimento: l’inaffidabile Fortuna può essere in parte dominata solo dalla “virtù” e dalla “prudenza” dell’uomo.

Due edizioni straniere delle Antichità giudaiche dello storico Giuseppe Flavio, edite rispettivamente a Parigi nel 1528 e a Lione nel 1566. Il frontespizio parigino è valorizzato da una raffinata cornice tipografica; mentre su quello di Lione spicca la celebre marca dei tipografi Giunta, il giglio fiorentino, che viene reso in varie espressioni artistiche e costituisce anche un vero e proprio elemento decorativo

Marca dei tipografi Giunta stampata in rosso.

Frontespizio del secondo volume dell’opera storica di Tito Livio, tradotta in lingua italiana e pubblicata a Venezia nel 1581. La marca tipografica raffigura le due colonne su cui il mitico Ercole scrisse “nec plus ultra” (né più oltre) e segnò il limite umano del mondo conoscibile. Ma il motto dell’officina tipografica “plus ultra” (più oltre) allude al contrario: invita l’uomo a spingersi “oltre” i limiti del sapere, per raggiungere con impegno ed intelligenza nuovi traguardi nel campo conoscitivo e tecnico-scientifico.

Le Epistulae Familiares di Cicerone, stampate a Venezia nel 1565 da Giovanni Griffio. La sua marca tipografica raffigura un grifone che sorregge faticosamente con gli artigli un grosso peso ancorato ad un globo alato. Viene simboleggiata così la fatica dell’uomo, tesa costantemente a dominare la volubile Fortuna che imperversa nel mondo (il globo alato). Il motto “virtute duce, comite fortuna” (sotto la guida della virtù e in compagnia della fortuna) sottolinea come la virtù abbia un ruolo preminente rispetto alla fortuna. Inoltre, questa marca è “parlante”: il nome del mitico uccello (grifone) richiama il cognome latinizzato del tipografo: “Gryphius”.

Il Liber delle poesie di Catullo con il dotto commento del filologo ed umanista francese Marc Antoine Muret, dato alle stampe da Paolo Manuzio a Venezia nel 1554. L’attività tipografica della famiglia Manuzio si protrasse per generazioni e fu celebre e prospera grazie anche alla qualità culturale e alla raffinatezza delle opere che uscivano dalle loro botteghe. La marca tipografica con l’ancora e il delfino simboleggia la stabilità e l’intelligenza.

Dalle Heroides di Ovidio edite a Venezia nel 1533 si riportano: l’elegante frontespizio xilografico stampato in rosso e nero, alcune pagine con il corposo commento storico-filologico che circonda il testo poetico e una delle vignette illustrative.

Frontespizio dell’edizione veneziana del 1518 dell’Ars amandi e De remedio amoris di Ovidio.

Frontespizio riccamente decorato dell’”opera omnia” di Platone, tradotta in latino dall’umanista Marsilio Ficino e stampata a Parigi nel 1533 da Josse Bade e Jean Petit. Al centro l’interessante raffigurazione dell’interno di un’officina tipografica dell’epoca, con figure dedite al lavoro e strumenti professionali.

Il frontespizio dei volumi 2°, 3° e 4° dell’”opera omnia” del filosofo Aristotele, tradotta in latino e stampata in otto volumi a Venezia negli anni 1584-1585

Il frontespizio del volume 9° dell’”opera omnia” di Aristotele stampata a Venezia negli anni 1573-1576 e commentata dal celebre e discusso filosofo arabo Averroé.

Il frontespizio della Divina Commedia di Dante edita a Venezia nel 1564 dai fratelli Sessa, ed alcune illustrazioni a corredo del testo poetico circondato dal commento critico. Sul frontespizio domina l’austero ritratto xilografico del poeta in una ricca ed elaborata cornice.

Frontespizio dell’opera poetica di Petrarca stampata a Venezia nel 1549. I ritratti del poeta e di Laura sono racchiusi in sobrie cornici ovali in cui scorrono alcuni versi del Petrarca.

Francesco Alunno, Le ricchezze della lingua volgare, Venezia 1543. Interessante dizionario che riporta numerosissimi termini della lingua volgare. Sul frontespizio la marca tipografica degli eredi Manuzio (l’ancora e il delfino) in una elegante cornice ovale.